Sarei anch’io convinto, per
il futuro, della positività dell’azione formativa e didattica indicata come essenziale dal Sindaco di Catanzaro Sergio Abramo, nella conclusione della sua premessa al Catalogo della Mostra su Fiorenzo Zaffina. Rivelazioni, a cura di
Tonino Sicoli, con testi di Paolo Balmas, Renato Barilli, Roberto Cotroneo,
Massimo Di Stefano, Micol Forti, Simonetta Lux, Miriam Mirolla, Giuseppe Pansini,
Gabriele Perretta, Pierre Restany, Amministrazione Comunale di
Catanzaro/Associazione culturale “L’una di sera”, 2000, pp. 128, £. 10.000.
A
maggior ragione se si colloca nel quadro di un proposito
etico-politico-pedagogico strategicamente coerente e previdente, il “punto di
arrivo” dell’impegno profuso dai tanti che hanno tecnicamente collaborato
all’impianto della Mostra e alla pubblicazione del Catalogo e del CD-Rom che ne
deriva, non potrà non consistere, adesso,
che in un ulteriore “conseguimento di obiettivi”. Per quanto a Catanzaro
e in Calabria si sia ancora agli inizi, i “nuovi circuiti” e i “nuovi modelli”
veicolati dall’esperienza-Zaffina sembrano inaugurare una procedura
d’intervento critico ed autocritico che, nella ventilata prospettiva “nazionale
e transnazionale”, potrà essere messo
operativamente alla prova anche altrove.
Sta del
resto proprio qui la prima e forse più importante delle “rivelazioni
pedagogiche” dell’opera di Zaffina ed il nodo interpretativo più difficile da sciogliere
dell’intera sua proposta: nel fatto cioè di voler contribuire a ridurre un handicap storico (un muro in cancrena,
un muro fintamente perbene, un muro di avarizia e di omertà, un muro-cassaforte
dei mali cittadini antichi e recenti),
ad effettiva, innovativa risorsa materiale,
mentale, estetica, morale (un muro da interrogare, un muro cui rispondere, un
muro da svaligiare insomma, ma a cui affidare tranquillamente un tesoro).
Perché no? Un muro pedagogico.
Se
d’altro canto è vero, come scrive Abramo, che “l’arte e la cultura non sono fenomeni secondari ma parte
necessaria della qualità della vita del cittadino”, ed è vero che
“le Amministrazioni possono agire sul territorio sviluppando azioni anche a carattere formativo e
didattico”, e che “la produzione di eventi artistico-culturali deve generare
valore aggiunto reinvestibile”, sarà anche vero che una siffatta “unica strategia vincente per la Calabria e per
Catanzaro” non potrà non proporsi come
“promozione della cultura”, “valorizzazione” e “riuso dei beni culturali” per
qualsiasi altro contesto. Quasi a dire paradossalmente, e ben conoscendo i
rischi dell’operazione, che il corpo-laboratorio, benché ammalato, intende
comunque sperimentare su di sé gli
anticorpi di un vaccino che, se efficace, risulterebbe quindi essere senza
limiti di uso e fruizione per tutti.
Fuori
di metafora (ed al di là delle facili visioni edificanti): quando è, però, che
il rapporto arte-cultura/qualità della vita riesce davvero ad essere un fatto
non di secondaria, ma di primaria importanza? A quali condizioni è possibile
esercitare sul serio, un’azione didattica e formativa, che non voglia limitarsi
ad essere un semplice abbellimento esterno, ma piuttosto l’asse trainante,
articolato e complesso, attorno a cui far ruotare l’intero processo della
crescita culturale cittadina di base? E dunque, per incominciare, come tradurre
nella lingua corrente dei catanzaresi e dei calabresi le espressioni
pluri-idiomatiche del tipo “valore
aggiunto reinvestibile”, “strategia vincente”, “promozione della cultura”,
“valorizzazione e riuso dei beni culturali”?
Fiorenzo
Zaffina e la sua sperimentazione sulla quotidianità in progress valgono
intanto una risposta, che non è una risposta “qualsiasi”... Ma, nel caso di
questo artista sui generis, quale è il nesso che si stabilisce tra la
creatività propria e nuova dell’art director delle copertine di un
settimanale come “L’Espresso”, che “fa opinione”, con le peculiarità poetiche
del cronista di giornali murali ad alto
tasso di interattività multimediale? E ci sarebbe qui un capitolo tutto da
scrivere, o quasi, sul giornale, sul computer in classe, a partire per
l’appunto dall’esperienza à double face
di Zaffina, tra creatività giornalistica del visivo e visioni artistiche della
durezza ed, insieme, della malleabilità del quotidiano.
Quei
suoi colpi ben calibrati da picchio
muraiolo, quei suoi voli tecnologici e le rilucenti ruberie da gazza ladra,
confessate, rivelate qui ed ora al Complesso Monumentale del San Giovanni di
Catanzaro, rappresentano certamente un’occasione per avviare localmente e non solo localmente una
riflessione che, ben oltre le contingenze, sarebbe opportuno coinvolgesse un
pubblico, come usa dire, ampio e qualificato: e non solo gli amministratori,
gli esperti, i giornalisti, i visitatori di media cultura, i curiosi di ogni
tipo, ma anche e soprattutto i presidi e i direttori didattici, i professori e
gli studenti (catanzaresi o meno), in grado di organizzarsi tra il settembre e il novembre prossimi per
delle visite di studio “mirate”, che si rivelerebbero certo assai proficue.
E a
giovarsene a scuola, sulla pista delle intelligenti osservazioni di Tonino
Sicoli che “apre” il discorso, non sarebbero semplicemente i docenti e i
discenti di discipline relative alle
arti plastiche e visive, alla storia dell’arte, ma anche di quelli di altre
materie. Mettiamo la Filosofia: visto che per Zaffina sono già stati chiamati
variamente in causa Marcel Duchamp e Rudolf Arnheim, Martin
Heidegger e Thomas Kuhn ecc. (per conto mio cercherei lumi in Arte
come esperienza di John Dewey e in L’autore
e l’eroe di Michail M. Bachtin). Ma perché no la Storia, la storia del
Novecento da un millennio ad un altro, con le sue attinenze con l’Educazione
civica. Perché no l’Italiano, la letteratura italiana, prendendo per esempio le
mosse dal capitolo sul Futurismo…
E non
tralascerei talune Scienze della natura e della cultura, nei loro possibili
intrecci con l’Antropologia. Né escluderei
la Musica, l’Educazione
musicale, magari a partire dai prodigi di quel pianoforte Yamaha, al Salon
Privé di Roma nel 1994, di cui nel Catalogo, con commozione, racconta Roberto
Cotroneo: strumento “verticale, acustico, ma con martelletti collegati a dei sensori elettronici, in grado di
essere suonato, e poi attraverso un dischetto di computer capace di
rieseguire esattamente ciò che era
stato suonato”.
Vogliamo discuterne?
Nicola Siciliani de Cumis